
Quando “imparare la matematica giocando” diventa possibile
A me, da bambina, la matematica non è mai piaciuta. Anzi, direi che la odiavo. Ricordo perfettamente quel libro alle elementari – prima o seconda, non ricordo bene – con un cammello o un dromedario in copertina, pieno solo di numeri e più numeri. Nessuna mela da contare, nessun disegno. Solo pagine piene di somme e sottrazioni messe lì, in fila, senza un briciolo di fantasia. Guardavo quelle pagine e pensavo: “Ma chi ha deciso che imparare dev’essere così noioso?”.
Oggi, dopo anni, sono convinta che il problema non fossero i numeri. Era il metodo. Perché la matematica, di per sé, può essere affascinante, anche per i bambini piccoli. Ma serve il giusto approccio. Un approccio che non parta dalla testa, ma dalle mani. Dal gioco. Dall’esperienza concreta.
Ecco perché abbiamo creato un libro diverso, lavorando con insegnanti di scuola primaria, ispirato al metodo di Singapore. Un metodo che non si basa sulla memorizzazione meccanica, ma su comprensione vera, visualizzazione e logica. E funziona.
E se provassimo a capire, invece che memorizzare?
Il metodo Singapore, nato negli anni ‘80 proprio per rispondere agli scarsi risultati scolastici di allora, ha completamente ribaltato il modo di insegnare matematica. E non parliamo di un’idea teorica: Singapore è diventato uno dei paesi con i risultati più alti nei test internazionali (TIMSS, PISA…).
Cosa cambia rispetto a un libro tradizionale? Tutto.
Si parte da materiali concreti, si passa al disegno (pittorico) e solo alla fine si arriva al numero astratto. Questo approccio, chiamato CPA (Concreto – Pittorico – Astratto), permette ai bambini di toccare con mano i concetti matematici prima ancora di “farli” su carta.
Le addizioni, ad esempio, non sono presentate come semplici 4+3=7 messi in fila. Ogni pagina è pensata per imparare la matematica giocando: niente esercizi noiosi, ma piccole sfide, storie, immagini da esplorare e ragionamenti visivi.
Certo, serve che l’adulto legga la consegna. Ma una volta spiegato il gioco, il bambino è libero di esplorare, ragionare, fare errori. E divertirsi. Non è un miracolo, non ti insegna tutta la matematica “per la vita”. Ma crea un primo contatto con i numeri che non fa scappare via.
E i contro? Beh, non tutto è perfetto. Non è un metodo “veloce” – serve tempo, presenza, e magari non tutti gli insegnanti sono pronti a cambiare rotta. Ma ne vale la pena. E i bambini lo capiscono subito.




Sì, la matematica può anche essere divertente
Quando cerchi su Google imparare la matematica giocando, trovi tante liste di app, siti e giochi online. Alcuni validi, altri un po’ copia-incolla. Trovi consigli generici tipo “usa le costruzioni per contare” oppure “abbina colori e numeri”. Idee carine, sì, ma spesso troppo superficiali.
Il nostro approccio vuole andare oltre: costruire un percorso, non solo suggerire qualche trucco veloce.
Giocare con la matematica non vuol dire buttare lì dei puzzle numerici o quiz a tempo. Vuol dire costruire attività in cui il numero ha senso. In cui c’è una storia, una motivazione, un problema da risolvere. Dove i bambini non cercano “la risposta giusta”, ma capiscono il perché di quella risposta.
In fondo, è proprio questo il punto: imparare la matematica giocando non è solo possibile, è il modo più naturale per farlo.
E sai la cosa più bella? Quando vedi un bambino che prima diceva “non mi piace la matematica” iniziare a sorridere mentre risolve un esercizio senza neanche accorgersene, capisci che stai facendo centro. Magari non diventerà un genio della statistica, ma avrà fatto pace con i numeri. E questo, per me, è già tantissimo.
Ti incuriosisce? Dai un’occhiata – potrebbe essere l’inizio di un nuovo modo di vedere la matematica.
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