
Un universo dove le parole valgono oro
Nel mondo de La grande fabbrica delle parole non si parla tanto per parlare. Ogni parola ha un prezzo. Letteralmente. Se vuoi dire qualcosa, la devi comprare. E se non puoi permettertelo, resti in silenzio. Solo questa idea basta a catturare il lettore: è potente, immediata, non ha bisogno di troppi giri. La storia parte da un concetto forte e lo porta avanti senza complicazioni. Non cerca effetti speciali, ed è proprio questo a renderla ancora più efficace.
Quello che emoziona davvero non è solo l’idea, ma chi la vive. Il protagonista, un bambino con pochissime parole a disposizione, vorrebbe dire qualcosa di importante a una bambina. Ma non può. Perché non ha i soldi per comprarle. Così semplice. E così duro. Il sentimento c’è, lo si percepisce, ma non riesce a esprimerlo. Ed è proprio questa impossibilità a dare forza al racconto. Nessun dramma esagerato, solo la realtà di qualcuno che vuole dire “ti amo” e non ci riesce.
Mia figlia lo ha scelto quasi per caso. Non è più nell’età delle fiabe con gli animaletti, ma non ha ancora abbandonato del tutto la magia. Questo libro è arrivato nel momento perfetto. Non ha bisogno di un linguaggio infantile per essere vicino ai bambini. La grande fabbrica delle parole parla di sentimenti con una combinazione rara di dolcezza e chiarezza. A casa lo abbiamo letto e la nostra prima reazione è stata: “quanto è ben raccontato”.

Oltre la fiaba
Agnès de Lestrade scrive senza fretta. Non ha bisogno di colpi di scena né di chiudere con frasi ad effetto. La storia si regge da sola, senza ornamenti, con frasi brevi e scelte con cura.
Le illustrazioni di Valeria Docampo accompagnano senza mai rubare la scena. Sono delicate, poetiche, ma soprattutto aiutano a entrare nei sentimenti del protagonista. Alcune immagini restano impresse come ricordi, più che come semplici disegni.
È vero: il tono del libro è pacato, a tratti malinconico. Non c’è ironia, né un ritmo incalzante. Ma se cerchi qualcosa che faccia riflettere e che lasci un’eco anche dopo aver chiuso le pagine, questo albo ne è un esempio perfetto.
La grande fabbrica delle parole non è solo una storia originale: è anche una metafora su come usiamo —o sprechiamo— le parole. Non vuole insegnare una morale, ma lascia una traccia profonda.

Anche ciò che non si dice conta
Non è un libro per i primissimi lettori, ma nemmeno un testo complesso. Sta in una via di mezzo. È ideale per i bambini che iniziano a farsi domande, anche se non hanno ancora tutte le parole per esprimerle. È una di quelle storie che lascia spazio, che ogni famiglia può interpretare a modo suo.
È un racconto tenero, che arriva senza fare rumore. Non cerca di commuoverti a tutti i costi, ma ci riesce lo stesso. Forse proprio perché non ha bisogno di spiegarsi troppo.
Il bambino protagonista non si arrabbia e non fa scenate. Osserva, pensa e resta in silenzio. Cerca le parole di cui ha bisogno… e non le trova. Ed è lì che la storia tocca qualcosa di più profondo: quando capisci che anche non poter dire ciò che senti fa male.
La grande fabbrica delle parole riesce in qualcosa che non tutti i libri ottengono: fermare per un momento sia i bambini che gli adulti, prima di parlare. E già questo è tantissimo.
Se vuoi condividere anche tu con il tuo bambino questo albo speciale, come abbiamo fatto noi:
Libri per bambini consigliati per parlare di emozioni, autostima e rispetto
- Il segreto del rispetto – Una storia semplice che invita a riflettere sull’importanza di trattarsi bene.
- Il tuo corpo è tuo – Un libro chiaro e diretto per insegnare ai bambini il rispetto di sé e degli altri.
- La montagna di libri più alta del mondo – Un racconto poetico che mostra come i libri possano aprire orizzonti infiniti e far volare con la fantasia.
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